Forte delle due medaglie d’argento assegnate poche settimane fa nel corso dell’International Wine Challange 2018 all’Amarone della Valpolicella DOCG Classico 2012 e al Valpolicella Ripasso DOC Superiore 2014, la storica cantina Santa Sofia di Pedemonte (Verona), nel cuore di una delle zone più belle e temperate della Valpolicella Classica, raccoglie i frutti di un’opera che ha avuto origine oltre 200 anni fa.
La strategia dell’eccellenza
Fondate nel 1811, da 50 anni alla guida dell’azienda veneta c’è la famiglia Begnoni: prima Giancarlo, enologo della scuola di Conegliano Veneto, che nel 1967 rilevava dalla contessa Rizzardi la cantina già conosciuta per l’ottimo Recioto. Indirizzando la produzione in base a quella che battezzava la “strategia dell’eccellenza”, dopo aver dato vita al primo Amarone della Valpolicella Santa Sofia, a partire dagli anni 70, quando iniziano a diffondersi le denominazioni d’origine controllata, il nostro puntava sui vini di qualità, grazie a importanti investimenti necessari a innovare sia in vigna che in cantina. Basti pensare alle nuove tecniche d’imbottigliamento e per tenere sotto controllo temperatura e umidità degli ambienti dedicati a vinificazione e affinamento, in botti di rovere. Nel 1984 in azienda entra il figlio Luciano: all’inizio astemio, il giovane studente di Economia e Commercio capisce che la crisi del settore vinicolo alla fine degli anni 80 va affrontata con altri investimenti e con la conquista di nuovi mercati. Detto, fatto: negli anni 90 comincia l’internazionalizzazione di Santa Sofia. Oggi la cantina esporta l’87% della sua produzione grazie a una rete di 120 importatori in 65 paesi, servendo alcuni dei più rinomati ristoranti italiani all’estero. Sono 550mila le bottiglie prodotte all’anno per un fatturato di 5 milioni di euro: nel 70% dei casi si tratta di vini Valpolicella e nel 30% di altre denominazioni.
I conferenti
Attualmente sono una trentina i conferenti di Santa Sofia, il cui contributo diventa importante, come ci ha spiegato Luciano Begnoni, “specie nelle annate non facili: avendo a disposizione vigneti di zone diverse riusciamo ad ottenere vini migliori rispetto a quelli che si potrebbero realizzare da una sola zona”. I rapporti con i conferenti si basano sulla fiducia consolidata nel tempo: con la maggior parte esistono accordi che prevedono un controllo diretto sui vigneti, seguendo le fasi del ciclo vegetativo delle piante, i metodi di allevamento e la vendemmia, svolta da personale di Santa Sofia. Questo è vero in particolare per il Monte Gradella, lo storico vigneto da cui provengono le uve per i vini più pregiati, il “Gioè” in testa, fiore all’occhiello della produzione della cantina, prodotto appassendo le uve per 40 giorni, quindi con la stessa tecnica usata per l’Amarone, ma per un tempo inferiore. Una produzione che si rinnova nel tempo, grazie anche all’apporto del giovane Matteo Tommasi, già ricercatore della Facoltà di Enologia dell’Università di Verona, che, dopo alcune esperienze maturate in altre realtà della Valpolicella, sotto l’ala di Giancarlo oggi contribuisce a rinnovare nel solco di una tradizione consolidata la produzione della cantina.