Dai 200 metri del lago di Caldaro ai 1.000 metri di Magrè, nella Bassa Atesina, passando per la Valle dell’Adige, la Valle Isarco, la Val Venosta, Bolzano e Merano. In poco più di 5.400 ettari vitati, l’Alto Adige ospita una ventina di vitigni alle altitudini più diverse. Proprio l’altitudine è stata la chiave di lettura del banco di assaggio “Dalle valli alle vette: l’Alto Adige nel calice“ tenutosi nei giorni scorsi all’hotel The Westin Palace di Milano. L’evento, organizzato dal Consorzio Vini Alto Adige in collaborazione con la Delegazione AIS di Milano, ha offerto l’opportunità di degustare cinquanta etichette che ben rappresentano la produzione vitivinicola altoatesina, portata avanti dalle 200 cantine dell’Alto Adige. Il banco di degustazione di quest’anno ha proposto un viaggio dalle valli fino alle montagne, per scoprire i vitigni ideali di ogni fascia di altitudine e le loro interpretazioni secondo le diverse aree di produzione e tecniche di vinificazione. Dalla ricchezza e morbidezza dei Pinot Grigio, Lagrein e Cabernet che prendono vita ai piedi delle colline, ai profumi dei Sylvaner, Riesling, Müller Thurgau e Kerner di alta quota; passando per la fragranza e la succosità della fascia collinare, patria dei Pinot Bianco, Sauvignon, Gewürztraminer e bollicine, e per le medie altitudini, dove rossi come il Pinot Nero e il Lagrein acquistano sottigliezza e finezza.
Artù